Le calzature storiche al castello ( a cura di Graziano Dal Barco - rievocatore storico )
Tra i vari affreschi che possiamo ammirare nel meraviglioso castello di Malpaga troviamo anche la rappresentazione di un calzolaio del XV secolo mentre sta lavorando nella sua bottega circondato da scarpe, stivali e pianelle.
In effetti, tra il piccolo numero di artigiani che animava la vita anche del più piccolo villaggio, chiaramente non poteva mancare il calzolaio i cui lavori erano necessari all'intera comunità.
Così si spiega il gran numero di iscritti ad una corporazione molto antica a Venezia, risalente ancora al XXII secolo e di numero inferiore solo a quelle dei falegnami e tessitori di seta.
Il calzolaio era un abile e rispettato artigiano, che produceva e riparava le scarpe ed il suo mestiere veniva spesso tramandato di padre in figlio, la bottega del calzolaio era un centro di attività con apprendisti ed operai, che lavoravano insieme al mastro artigiano, per creare scarpe pratiche ed eleganti per una vasta gamma di clienti, inclusi nobili e regnanti per i quali venivano realizzate calzature personalizzate con fogge ,materiali e decorazioni che le rendevano anche simboli di ricchezza e status sociale .
Nel periodo medievale, il calzolaio era un mestiere specializzato che richiedeva una formazione approfondita.
Un ragazzo che desiderava diventare mastro calzolaio, doveva trascorrere un periodo di alcuni anni come apprendista presso una o più botteghe e solo dopo, passato un esame dando prova delle capacità professionali acquisite, poteva finalmente diventare capomastro ed aprire la propria bottega.
All'interno delle maestose mura del castello, un'esperienza straordinaria attende i visitatori: un affascinante viaggio nel tempo alla scoperta di antichi mestieri.
Le botteghe medievali e le tecniche tramandate nei secoli, gli strumenti d'epoca e la maestria dei talentuosi artigiani svelano i segreti più profondi dell'Ars medievale.
Le riproduzioni di iconografiequattrocentesche suggeriscono preziosi dettagli utili alla ricostruzione filologica di antichi laboratori artigiani.
Le botteghe degli artigiani del legno (di Ezio Zanini)
Gli artigiani che nel XV secolo venivano definiti genericamente marangoni o maistri de legname facevano parte di una realtà molto variegata composta da intagliatori, intarsiatori, coffanari, carpentieri, bottai, carradori o tornitori. Accomunati tutti dalla padronanza nella lavorazione del legno, questi maestri erano dediti a creare infinite tipologie di oggetti, lavorando in maniera piuttosto specializzata.
La loro bottega si distingueva spesso, rispetto a quella di altre maestranze, per una connotazione prettamente domestica. Non a caso la maggior parte delle raffigurazioni pittoriche dell'epoca, che rivelano preziosi dettagli su quegli ambienti di lavoro, sono rappresentazioni della sacra famiglia.
Altri mestieri avevano bisogno, infatti, della forza motrice fornita dai corsi fluviali o dalla necessità di servirsi di acqua corrente (gualchiere, mulini, magli, ruote da follo, lavatoi per la concia, etc.), pertanto molti laboratori tendevano a sorgere concentrati in appositi settori lungo i corsi d'acqua.
I falegnami al contrario utilizzavano la sola forza delle loro mani per realizzare anche le più sofisticate opere lignee; le loro officine quindi, non dipendendo da esigenze ambientali, erano distribuite in diverse zone lungo tutto il territorio.
La bottega di un falegname poteva essere, pertanto, collegata alla sua abitazione ed inserita nelle zone residenziali di città e paesi, con i magazzini ed il laboratorio che si aprivano sulla strada, mentre le stanze private venivano a trovarsi ai piani superiori. Tra gli attrezzi che si potevano trovare nello spazio dedicato al lavoro, la maggior parte accomunava grossomodo tutte le maestranze, mentre pochi altri erano legati al genere di attività a cui la bottega era dedita.
Gli strumenti comuni, distintivi dell'attività, erano asce, scuri, coltelli da intaglio, seghe, mazzuoli, scalpelli, sgorbie di varie forme, pialle, trivelle di svariate misure, più alcuni strumenti da misura come squadre, stecche, e compassi (utilizzati come calibro). Essi si potevano trovare indistintamente in ogni bottega, unitamente a ceppi e tavoli, mentre altri banchi da lavoro più particolari e qualche utensile per scopi specifici erano maggiormente distintivi delle singole attività.
Tra gli inventari degli utensili presenti nelle botteghe si riscontrano spesso anche attrezzi meno caratteristici, come vari recipienti e pentolini in rame utilizzati per la preparazione di colle e di diversi composti per la finitura (oli, cere etc.)